Le preferenze cognitive “Comunicazione affettiva” e “Comunicazione neutrale” individuate dallo strumento psicometrico iWAM possono influenzare significativamente l’efficacia di una sessione di coaching, sia per il modo di proporsi del coach sia per il modo in cui il coachee si esprime, oltre al modo in cui un coachee elabora e risponde ai messaggi e agli stimoli ricevuti dal coach. Vediamo come ciascuna di queste preferenze può incidere sulle dinamiche della sessione.
La comunicazione affettiva
La comunicazione affettiva si caratterizza per l’inclusione di emozioni, l’empatia e la sensibilità nelle interazioni. Le persone con questa preferenza tendono a prestare maggiore attenzione agli elementi relazionali della comunicazione, come la prosodia e le emozioni e apprezzano un approccio comunicativo che li faccia sentire compresi e supportati.
- Effetto sul coaching: Durante una sessione di coaching, un coachee con preferenza per la comunicazione affettiva risponderà meglio a un coach che utilizza un linguaggio empatico, dimostrando comprensione e condivisione emotiva. Questo stile favorisce l’apertura e la fiducia, rendendo più probabile che il coachee condivida esperienze personali e vulnerabilità.
- Strategie per il coach: Il coach dovrebbe utilizzare un tono accogliente e manifestare comprensione, porre domande aperte e dimostrare di riconoscere senza giudizio le emozioni del coachee. Potranno essere utili frasi che trasmettono sostegno, come “Capisco quanto sia importante per te” o “Mi rendo conto che questa situazione può essere difficile”. Sarà anche importante accompagnare il coachee a diventare consapevole dell’impatto della sua preferenza negli scambi con gli altri e a modularla all’occorrenza quando utile.
- Benefici e sfide: Un approccio “affettivo” può creare una forte connessione emotiva, facilitando l’empatia e la motivazione. Tuttavia, è importante mantenere l’equilibrio per fare in modo che la relazione di coaching resti sempre su un livello professionale controllando la propria espressività, per evitare che la relazione diventi uno spazio di proiezione psicologica per il cliente, troppo influenzato dalle emozioni, e si perdano di vista gli obiettivi pratici.
La comunicazione neutrale
La comunicazione neutrale si concentra sul contenuto digitale e sulle parole: è orientata al contenuto verbale, alla sua chiarezza e specificità nel rappresentare il messaggio. Le persone con questa preferenza tendono a non rilevare la parte del messaggio che è espressa attraverso il non verbale e a tutte le informazioni che passano attraverso le espressioni facciali e il modo in cui è usata la voce per dare un senso alle parole.
- Effetto sul coaching: Un coachee che preferisce la comunicazione neutrale risponderà meglio a un coach che adotta un linguaggio specifico e puntuale, rispondendo ad esso sulla base del suo significato letterale senza coinvolgimento particolare a livello emotivo. Questo tipo di comunicazione facilita un ambiente in cui il coachee si sente riconosciuto per la propria razionalità e competenza.
- Strategie per il coach: In una sessione di coaching, il coach lavorerà facilmente nel restituire osservazioni e analisi obiettive, evitando un linguaggio troppo emozionale. Sarà utile fare domande dirette, come “Quali sono gli elementi caratterizzanti questa scelta?” o “Quali sono le evidenze che supportano questa prospettiva?”. Resta che sarà importante stimolare il cliente a considerare l’impatto che la sua comunicazione può avere nelle relazioni con gli altri, tenendo conto della qualità della sua prosodia sul messaggio finale.
- Benefici e sfide: La comunicazione neutrale aiuta a trovare un buon livello di specificità del linguaggio per rappresentare la realtà, mantenendo la sessione focalizzata su azioni e fatti. Tuttavia questa preferenza porta a trascurare gli elementi definenti la qualità delle relazioni che passano attraverso tutta la dimensione non verbale e paraverbale della comunicazione e che sono responsabili dell’impatto finale della stessa. Elementi su cui sarà rilevante sviluppare attenzione, promuovendo una maggiore profondità della riflessione interiore.
Come bilanciare le due preferenze cognitive in una sessione di coaching
Un buon coach riconosce queste preferenze, proprie e dei clienti, e adatta il proprio stile per massimizzare l’efficacia del suo intervento rispetto agli obiettivi del coaching. Resta che un coachee può presentare una preferenza dominante, e apprezzare allo stesso tempo elementi dell’altro stile seppur in misura minore. Per un coaching efficace, è quindi utile:
- Osservare e adeguarsi: Il coach dovrebbe osservare le reazioni del coachee e calibrare la qualità dell’interazione in base alle sue risposte. Per esempio, un coachee inizialmente affettivo può anche apprezzare una comunicazione più neutra, purché non sia percepita come fredda o impersonale.
- Integrare i due stili: A volte è possibile mescolare elementi dei due stili, ad esempio introducendo un argomento in modo affettivo per stabilire la connessione e poi approfondendo i dettagli con un approccio neutrale.
- Flessibilità e ascolto attivo: Comprendere in tempo reale quale approccio è più utile in ogni fase della sessione migliora l’efficacia del coaching, come anche quale livello di flessibilità su questa preferenza è utile che il coachee sviluppi per aumentare il suo livello di efficacia nel suo contesto di riferimento. Un ascolto attivo e adattivo consente al coach di modulare lo stile, creando uno spazio sicuro e allo stesso tempo orientato ai risultati.
In sintesi, le preferenze di comunicazione affettiva e neutrale influenzano profondamente il coaching, poiché determinano il clima relazionale e l’efficacia del dialogo. Un coach consapevole di questi aspetti può facilitare la crescita del coachee, adattando il proprio stile per massimizzare l’impatto della sessione.
Un commentatore di WordPress
di Valentina Carosi