Una volta, in una sala riunioni di un’azienda innovativa, una giovane manager chiese: “Ma cosa significa davvero fare empowerment delle persone?” Un silenzio imbarazzato cadde sulla stanza, perché quel termine aveva perso chiarezza nel tempo, diventando uno slogan più che un’azione concreta.
Eppure, oggi più che mai, l’empowerment non è un’opzione: è una necessità. In un mondo dove il lavoro cambia forma e significato con rapidità, non possiamo più limitarci a “delegare” o a “dare fiducia”. Dobbiamo accompagnare, costruire spazi e stimolare il potere personale e collettivo.
Oltre la delega: cosa significa davvero empowerment
L’empowerment autentico non si limita a passare il testimone. Si tratta di generare un ecosistema in cui le persone possano agire con autonomia, accedere a risorse, sentirsi incluse e responsabili. È una danza tra libertà e struttura. Una cultura in cui l’iniziativa personale non solo è accolta, ma è attesa.
Da coach, possiamo allenare le persone e le organizzazioni a coltivare queste leve:
- Autonomia decisionale reale e sostenibile.
- Inclusione, ascolto e partecipazione diffusa.
- Competenze, coltivate in modo continuo.
- Sistemi di supporto, non solo strumenti.
- Ownership: sentirsi registi e non solo esecutori.
Il risveglio dell’auto-empowerment: la leadership dall’interno
Accanto a questa rivoluzione culturale, ce n’è un’altra più silenziosa, ma altrettanto potente: quella dell’auto-empowerment. Non serve una “concessione” dall’esterno per iniziare a brillare. Serve consapevolezza, allenamento e volontà.
Chi sceglie di auto-potenziarsi non aspetta il via: agisce, chiama per nome i propri valori e osserva con lucidità i propri limiti e potenzialità. Impara. Cade. Si rialza. Si fa guida.
L’auto-empowerment nasce da sei pratiche chiave:
- Consapevolezza di sé.
- Auto-efficacia.
- Scopo chiaro.
- Antifragilità attiva.
- Focus interno.
- Apprendimento continuo.
Come scrive Stephen Covey nel suo The 8th Habit, “Il nostro compito è trovare la nostra voce e aiutare gli altri a trovare la loro”. Questo è il cuore dell’empowerment.
Il coaching crea ambienti potenzianti
Nel nostro ruolo di coach — e anche come aspiranti tali — abbiamo una responsabilità chiave: aiutare a costruire ambienti, contesti e mentalità che favoriscano empowerment autentico.
Possiamo farlo:
- Facilitando percorsi di consapevolezza individuale.
- Rafforzando la fiducia attraverso micro-esperienze di successo.
- Accompagnando la definizione di obiettivi coerenti con i valori.
- Co-creando piani di apprendimento strategici.
- Celebrando i tentativi, non solo i traguardi.
E sì, possiamo ricordare che il coaching stesso è un atto di empowerment. Ogni conversazione è un invito alla leadership personale.
Empowerment e Auto-Empowerment: due poli dello stesso campo magnetico
Dimensione | Empowerment | Auto-Empowerment |
Fonte | Concessione esterna | Iniziativa interna |
Motore | Struttura e leadership | Mentalità e identità |
Focus | Delega e supporto | Scopo e auto-direzione |
Agente | Leader o sistema | L’individuo |
Impatto | Trasformazione collettiva | Evoluzione personale |
Il coaching come leva per la leadership diffusa
Coaching non è solo supporto: è generatività. È creare le condizioni perché chiunque, ovunque si trovi, possa esprimere la propria versione migliore. Come suggerisce Jack Canfield, “il cuore del coaching è credere che ogni persona abbia potenziale di grandezza”.
Quindi, se sei un coach o un leader coach, chiediti: che tipo di potere sto aiutando a risvegliare nelle persone che accompagno?
L’obiettivo non è dare potere, ma accompagnare chi alleniamo a reclamare il proprio.
Ed è proprio lì che nasce la leadership del futuro: una leadership condivisa, distribuita, e profondamente umana.
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di Flaminia Fazi