Il successo non è talento, è strategia

di Flaminia Fazi

Il segreto dell’eccellenza: la pratica deliberata

Hai mai provato a migliorare in qualcosa e, nonostante ore di esercizio, i progressi sembravano minimi? Spesso si pensa che la ripetizione sia la chiave per diventare bravi in qualcosa, ma la verità è che non basta fare, bisogna fare con metodo. È qui che entra in gioco la pratica deliberata, un approccio strutturato che trasforma il semplice esercizio in un percorso di crescita reale e misurabile.

La differenza tra la pratica deliberata e la semplice ripetizione è sostanziale. Se ti limiti a rifare un’attività senza un obiettivo preciso, il miglioramento sarà lento e casuale. La pratica deliberata, invece, è intenzionale: si concentra sulle aree di debolezza, richiede uno sforzo mirato e costante, e si basa su un feedback immediato. Insomma, non è questione di “quante” ore passi a esercitarti, ma di “come” le sfrutti.

Sfatiamo un mito con l’aiuto di K. Anders Ericsson e Robert Pool, che dicono:

“In questo nuovo mondo non ha più senso pensare che le persone nascano con riserve fisse di potenziale; al contrario, il potenziale è un vaso espandibile, modellato dalle varie cose che facciamo nel corso della nostra vita. L’apprendimento non è un modo per raggiungere il proprio potenziale, ma piuttosto un modo per svilupparlo”.

Molti pensano che il talento innato sia tutto, ma la scienza racconta un’altra storia. Mozart, spesso descritto come un prodigio naturale, ha trascorso migliaia di ore a perfezionare la sua arte. Anche capacità che sembrano geneticamente determinate, come l’orecchio assoluto, possono essere sviluppate con il giusto allenamento. Il cervello umano è plastico: si adatta, si trasforma e cresce quando lo mettiamo alla prova nel modo giusto.

Uno degli elementi chiave della pratica deliberata è la costruzione di rappresentazioni mentali, mappe cognitive che permettono di risolvere problemi con maggiore velocità e precisione. Gli atleti visualizzano ogni movimento prima di eseguirlo, i musicisti anticipano la melodia prima di suonarla, i grandi strateghi riescono a prevedere scenari complessi con sorprendente lucidità. Tutto questo non avviene per caso, ma è il risultato di un metodo preciso che chiunque può applicare.

Se vuoi davvero migliorare in qualcosa, non basta ripetere meccanicamente. Devi definire un obiettivo chiaro, identificare le tue aree di miglioramento e lavorarci in modo specifico. Cercare feedback immediato è essenziale: un mentore, un coach o anche solo un sistema di auto-valutazione possono fare la differenza. Bisogna poi essere disposti a uscire dalla propria zona di comfort, affrontare le difficoltà e adattare continuamente la propria strategia.

E quando senti di essere arrivato a un punto morto, che fare? La risposta è variare. I bodybuilder cambiano esercizi per stimolare i muscoli in modi diversi, gli artisti sperimentano nuove tecniche, gli innovatori cercano costantemente sfide diverse. Il cambiamento è il motore del miglioramento.

Ovviamente, tutto questo richiede motivazione. È facile arrendersi quando i progressi sembrano lenti, ma chi riesce a trovare il piacere nel processo, chi costruisce un ambiente favorevole e chi celebra anche i piccoli traguardi, ha molte più probabilità di perseverare.

Anche chi ha un talento deve comunque coltivarlo intenzionalmente per poter eccellere. Prendiamo due esempi famosi per i loro risultati sportivi.

Sofia Goggia

Campionessa di sci, bergamasca, classe 1992, di grande talento e non troppa fortuna, considerati i diversi incidenti gravi che ha avuto. Ma torna sempre in pista, più determinata e consapevole di mai.

Dopo un grave infortunio avvenuto il 5 febbraio 2024, che le ha causato una frattura della tibia e del malleolo tibiale, Goggia è rientrata in Coppa del Mondo con un podio impressionante. Il 14 dicembre 2024,a Beaver Creek, ha conquistato il secondo posto nella discesa e il giorno successivo è arrivata prima nel SuperG, segnando un ritorno in grande stile. Per riuscirci, ha pianifficato e seguito un programma di recupero meticolosamente strutturato, in cui ogni esercizio ha uno scopo preciso.

Allenamento muscolare mirato: Per mantenere la forza senza sollecitare eccessivamente il ginocchio infortunato, lavorò sulla parte superiore del corpo e su movimenti controllati.

Esercizi tecnici sulla neve: Appena fu in grado di tornare sugli sci, riprese con tecniche modificate per gestire curve e atterraggi senza aggravare l’infortunio.

Visualizzazione mentale: Non potendo allenarsi al massimo della capacità fisica, passò ore a mentalmente ripassare la gara olimpica, immaginando ogni curva, salto e transizione per affinare i suoi riflessi attraverso la pratica mentale.

La sua capacità di analizzare le proprie debolezze, stabilire obiettivi strutturati e perseverare nonostante le avversità dimostra ciò che distingue i grandi atleti dal resto. Attraverso uno sforzo intenzionale, focalizzato e adattivo, ha trasformato una situazione quasi impossibile in un risultato straordinario, dimostrando che il successo non dipende solo dal talento, ma dalla dedizione, dalla disciplina e dalla pratica deliberata.

Jannik Sinner

Classe 2001, altoatesino, attualmente numero 1 della classifica ATP conquistato nel 2024; solo due anni fa ancora faticava negli incontri contro i più bravi e perdeva contro Novak Djokovic, Carlos Alcaraz e Medvedev, in particolare in partite lunghe e fisiche. I suoi punti deboli erano chiari:

Il suo servizio mancava di costanza, rendendo difficile il controllo dei punti.

La sua resistenza fisica non era a un livello d’élite, spesso scemando in partite da cinque set.

Il suo gioco a rete era poco sviluppato, limitando la sua capacità di concludere i punti in modo efficiente.

Invece di affidarsi al talento naturale, Sinner ha adottato un approccio di allenamento deliberato, perfezionando meticolosamente le sue abilità.

Piuttosto che giocare più partite, Sinner e il suo team, incluso l’allenatore Darren Cahill, si sono concentrati su esercizi specifici per affrontare i suoi punti deboli.

Sviluppo del servizio: ha lavorato con specialisti per migliorare la precisione del lancio della palla e l’aggressività del secondo servizio, rendendo il suo servizio una vera arma.

Trasformazione fisica: ha seguito un intenso programma di forza e resistenza, sviluppando la resistenza necessaria per sostenere un tennis di alto livello per battaglie di cinque ore.

Affinamento del gioco a rete: si esercitava quotidianamente con tiri di avvicinamento e volée, trasformando il suo gioco a rete, un tempo debole, in un punto di forza.

Una pratica decisamente non ordinaria, altamente strutturata, basata sui dati e orientata agli obiettivi: caratteristiche chiave della pratica deliberata.

Il tennis e lo sci sono sport molto diversi, ma entrambi richiedono allenamento e se si ambisce a risultati di qualità è necessaria una pratica deliberata che alla base deve avere una forte spinta motivazionale: quella che ha fatto preferire a Sinner il primo a scapito del secondo, che lui considera “un gioco”.

Il punto è questo: l’eccellenza non è un dono, è una scelta.

Se vuoi davvero diventare maestro in qualcosa, chiediti: sto semplicemente ripetendo o sto praticando in modo deliberato?

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